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Sblocca-cantieri bis: nuove correzioni a codice appalti e commissari

L’ipotesi di un decreto per rendere le linee guida Anac non vincolanti. Pronto il regolamento appalti, De Micheli rilancia anche la riduzione delle stazioni appaltanti.

Riportiamo un importante articolo scritto da Mauro Salerno e Giorgio Santilli per Edilizia e Territorio, relativo al rilancio delle grandi opere previsto con un nuovo Decreto Sblocca-cantieri bis.

Dal Conte 1 al Conte 2, dallo sblocca cantieri 1 allo sblocca cantieri 2. Il governo scalda i motori per il pacchetto crescita, uno o più decreti che dovrebbero anzitutto sostenere la ripresa degli investimenti pubblici e privati e aiutare l’economia a ripartire.

Non può mancare, in questo menù in fase di messa a punto, un capitolo dedicato al rilancio delle infrastrutture, un decreto sblocca cantieri bis, appunto, che corregga le norme su commissari e codice appalti che non hanno funzionato nel decreto partorito poco meno di un anno fa dal governo gialloverde con grande fatica (e liti a non finire).

Si è messa al lavoro anche la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che all’inizio non avrebbe voluto fare nuovi interventi legislativi per evitare di riaprire l’infinita tela di Penelope del quadro di regole (che per altro continua a non funzionare).

Ma ora la ministra si è convinta: da una parte c’è il pressing (e la concorrenza) di Matteo Renzi che chiede come bandiera di Italia viva una cinquantina di commissari rafforzati con pieni poteri per sbloccare 110 miliardi di risorse congelate (la presentazione del piano è venerdì prossimo), dall’altra c’è la constatazione che le riforme (per esempio il nuovo regolamento degli appalti) non possono marciare nel senso auspicato della semplificazione e della velocizzazione senza qualche mirato intervento sul codice.

Tanto più se si profila all’orizzonte un regolamento (ancora da sfoltire e vidimare) che viaggia oltre i 300 articoli e che ha recepito al proprio interno tutto l’esistente, comprese le linee guida Anac da cui tutti dicono di voler uscire. E proprio questa potrebbe essere la prima norma del decreto legge in corso di costruzione: un chiarimento definitivo che le linee guida Anac non sono vincolanti per le amministrazioni pubbliche.

Quanto ai commissari, De Micheli ha dimostrato concretamente in questi cinque mesi di non considerarli affatto risolutivi, almeno nella versione dello sblocca cantieri 1, visto che non ne ha praticamente nominati. Un chiarimento potrebbe arrivare su poteri, contabilità, risorse di queste figure straordinarie. Senza contare che oggi in pochi si accollerebbero l’onere di far marciare a forza un’opera pubblica senza un adeguato scudo che metta al riparo da responsabilità penali e contabili invasive.

E qui non è escluso che si torni a parlare di una norma circolata a lungo in bozza ma che poi si è persa per strada, quella che esime da responsabilità contabili il commissario o il Rup (responsabile unico del procedimento) che si siano attenuti a un parere espresso preventivamente dalla Corte dei conti (o anche dall’Anac).

Sempre nella sfera legislativa si sta pensando di intervenire per eliminare il limite generale del 40% al subappalto (condannato dalla corte di giustizia Ue) e lasciare libertà alle stazioni appaltanti di fissare il limite (una norma sul subappalto, anche se limitata alla cancellazione della terna, è già stata inserita nel disegno di legge di delegazione europea).

Torna in campo anche l’obiettivo di qualificare e ridurre il numero delle stazioni appaltanti. De Micheli ne ha parlato pubblicamente a più riprese sostenendo che questo era e deve tornare a essere un obiettivo qualificante della riforma degli appalti. Al momento in Italia sono attive circa 36mila stazioni appaltanti.